martedì 16 agosto 2016

INCHIESTA SULLA BANDA DI TRUFFATORI CHE HA "STANGATO" IMPRENDITORI IN TUTTA EUROPA

Champagne e pin-up per le truffe milionarie

Da Parigi a Zurigo, la banda ha compiuto una decina di “stangate”Genova - Sul bicchiere usato per il brindisi con cui hanno suggellato uno dei colpi più clamorosi, c’era abbastanza per estrarre un dna. E poi sulle scrivanie della questura studiano il bellissimo volto di lei, la mediatrice Nina O., 35 anni e russa d’origine, rimasto impresso nelle telecamere di vari hotel insieme alla targa dell’auto con cui ha toccato parecchie città italiane, guarda caso teatro di abboccamenti e trattative finite con truffe da almeno 3-400 mila euro. Al momento c’è questo, per afferrare il nome di chi compone la banda che nell’ultimo anno ha compiuto una decina di “stangate” in Europa, perfezionandole sempre in Italia poiché da noi certi reati godono di manica molto larga.

Allettano imprenditori o piccoli industriali in crisi, dopo averli in qualche modo studiati, proponendo forniture all’ingrosso di quel che la futura vittima commercializza: macchine agricole, impianti di refrigerazione, hardware per gestire aziende intere, non c’è problema tanto si rivelerà (quasi) tutto virtuale. La carota è un maxi-sconto del 30-40%, e l’ipotesi d’una plusvalenza in tempi stretti per chi naviga in cattive acque. Come si fa a ottenere lo sconto? Si deve consegnare un anticipo del 10% in contante, dentro una valigetta, che sparirà insieme a coloro che fino a quel momento erano parsi potenti uomini d’affari. Gente in grado di affittare suite o saloni di un albergo quattro stelle per trasformarlo in show-room (lo hanno fatto all’Holiday-Inn di Genova per turlupinare un impresario tedesco abbordato in precedenza a Roma, che ci ha rimesso una borsone contenente 250 mila euro ), di esibire incartamenti che certificano l’esistenza di società in realtà vuote; e ovviamente di saltare senza problemi dal francese all’inglese allo spagnolo, padroneggiando la burocrazia di ciascun paese in cui agiscono.

Non sono le puntate d’una serie tv, ma il denominatore comune degli episodi sui quali è in corso un’inchiesta della Procura di Genova, che allo stato ha raccolto indizi sui blitz suddivisi fra il capoluogo ligure e poi Roma, Bologna e Milano, sebbene le prime tappe fossero andate in scena a Parigi, Madrid, in un caso nei pressi di Francoforte. Il lavoro dei sostituti procuratori Francesco Pinto e Giuseppe Longo dice che della gang fanno parte in sei, per metà russi, il resto balcanici o romeni e qualcuno è stato capace di spacciarsi per svizzero, poiché pure a Zurigo si svolgono sovente tappe intermedie. Le identità fin qui scoperte non è detto siano reali e i truffatori sono partiti con parecchio vantaggio: «All’inizio - confida uno degli inquirenti impegnati sul caso - è inevitabile che si guardi con scetticismo a chi sostiene di aver subito un raggiro del genere. E poi i fatti distribuiti in regioni differenti rendono difficile il coordinamento di un’indagine unica, senza dimenticare che in Italia per la truffa privata i giudici sono restii a concedere intercettazioni».

Sulla terrazza di un hotel agli Champs Elysées avevano sfoderato una variazione sul tema: erano loro nella parte degli acquirenti, pronti a comprare uno yacht da un costruttore spagnolo sull’orlo del crac. Unica richiesta, sovrafatturare il prezzo così da garantire una bella fetta di nero, e operazione da compiere in due luoghi diversi: in Italia la gang avrebbe consegnato mezzo milione, a Madrid il venditore ne avrebbe restituiti 250 mila, solo che nella prima valigetta erano veri soltanto i primi due strati di banconote. «Sono sempre loro», la certezza di chi indaga. E si riparte da un calice e dal volto di Nina.
Pubblicato da: www.ilsecoloxix.it

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