sabato 30 luglio 2016

BOLOGNA: IL FALLIMENTO DEL PROGETTO URBANISTICO DEL NAVILE

pubblicato da bologna.repubblica.it:

Cantieri fantasma e fallimenti: così è svanito il sogno urbanistico del Navile

Un progetto faraonico, una storia lunga 10 anni per costruire 300 alloggi. Ma i residenti sono stati abbandonati

Cantieri fantasma e fallimenti: così è svanito il sogno urbanistico del NavileUn supplizio lungo dieci anni per costruire 300 alloggi di edilizia sociale nel comparto dell’ex mercato ortofrutticolo. Un percorso a ostacoli che giovedì ha registrato l’ennesimo inciampo, e dopo dieci anni di nuovo sembra che si debba partire da capo. Era il 2007 infatti quando l’allora assessore alla casa Virginio Merola doveva consegnare alla cronache la notizia del bando andato deserto per costruire case a canone calmierato sul terreno del Comune. I “famigerati” lotti H e N, che all’epoca avevano un altissimo valore di mercato, erano al centro di un progetto dell’amministrazione che i costruttori snobbarono. I terreni rimangono tuttoggi vuoti, solo sterpaglie e rifiuti, dopo anni e anni di bandi, controversie legali, fallimenti e ripartenze, in una tela di Penelope che sembra farsi e disfarsi senza fine.

Un progetto faraonico. Anche all’epoca, esattamente come oggi, in ballo c’erano 6 milioni della Regione che rischiavano di andare persi e Merola incontrò i costruttori per discutere del bando che era andato deserto. Nel frattempo quell’area sembrava destinata a diventare "il nuovo centro di Bologna". Il presidente di Valdadige Costruzioni staccò un assegno da 89 milioni di euro per acquistare 55 mila metri quadri di superficie utile della Carisbo, proprio accanto ai terreni del Comune. Il progetto privato, che oggi si presenta come un cantiere eternamente incompiuto, era faraonico e bellissimo. Firme di grandi architetti, oltre alle case private della Trilogia Navile anche un grande parco, la scuola, lo studentato, il poliambulatorio. E sempre quei 300 alloggi di edilizia sociale che non riescono tuttoggi a vedere la luce. Le case private partono col turbo, il primo lotto di appartamenti, tutti in classe A e con finiture di lusso, viene venduto nel 2009 con tariffe fino a 4 mila euro al metro quadro. Poi la crisi si abbatte sul settore dell’edilizia con la stessa violenza di un terremoto.
FOTO: EIKON

DATI SUI RICOVERI FALSIFICATI: INGIUNZIONE PER DUE CLINICHE PRIVATE PUGLESI

pubblicato da http://bari.repubblica.it/

Puglia, il business milionario delle truffe sui ricoveri: al setaccio le cliniche private

I controlli a campione disposti dalle Asl hanno portato a una ingiunzione da 13 milioni di euro a una struttura privata tarantina da parte della Regione. La documentazione è stata inviata in Procura
Puglia, il business milionario delle truffe sui ricoveri: al setaccio le cliniche privateIl caso più eclatante è quello di una clinica di Taranto alla quale l'Asl ha chiesto la restituzione di 13 milioni di euro per un motivo molto semplice: la casa di cura San Camillo aveva chiesto il rimborso per prestazioni, nella fattispecie ricoveri, diversi da quelli realmente erogati.
La vicenda è approdata dinanzi i giudici del Tar, che si sono pronunciati anche su una vicenda simile: quella di un'altra clinica di Taranto, la Casa di cura Bernardini, che dall'Asl ha ricevuto l'ordine di restituire poco più di un milione 300mila euro per la stessa ragione, cioè per l'inappropriatezza di 414 ricoveri. (...)
I casi delle due cliniche tarantine sono il frutto dei controlli sull'appropriatezza dei ricoveri che la Regione Puglia ha aumentato, arrivando a verifiche sul 100 per cento delle cartelle cliniche che rientrano nei parametri indicati dal ministero. Ogni asl ha un'Uvar aziendale, composta da medici che si recano nelle cliniche private per controllare le carte cliniche e le schede di dimissioni dei pazienti. "Con questo tipo di controlli abbiamo scoperto il caso di queste due cliniche", spiega il direttore generale dell'Asl di Taranto, Stefano Rossi.
Il Tar di Lecce si è pronunciato soltanto su uno dei due contenziosi. Praticamente la Casa di cura Bernardini aveva chiesto e ottenuto il rimborso per 414 ricoveri fra il 2009 e il 2013 che l'Asl ha però ritenuto inappropriati perché, ricostruiscono i giudici, erano stati classificati come chirurgici e "quindi remunerati in base alla tariffa assai più elevata" e non come di natura medica. Una differenza sostanziale perché il periodo di degenza è meno lungo. Controllando le cartelle cliniche, le richieste dei medici di base e le lettere di dimissioni, "l'organo di controllo - si legge nella sentenza - ha rilevato numerose ipotesi di inappropriatezza, accertando di volta in volta che la diagnosi principale era errata e non poteva giustificare l'intervento chirurgico asseritamente eseguito presso la struttura".

BOCCIATA ALLE PROVE SCRITTE DEL CONCORSO DA INSEGNANTI, VIENE CONVOCATA COME COMMISSARIA PER GLI ORALI

pubblicato da http://www.corriere.it/:

I prof interrogati al concorsone dalla collega bocciata allo scritto

Ma l’insegnante chiamata a fare la commissaria rifiuta: «L’etica va rispettata». Antonella Scilef, 51 anni, otto anni da supplente alle spalle, è una delle migliaia di bocciati alle prove scritte del concorso per professori

«Sono stata giudicata un’imbecille: forse lo sono, ma allora non sono neanche in grado di giudicare i miei colleghi. Va bene tutto, ma c’è un’etica da rispettare, quello che sta succedendo è profondamente sbagliato». 
Antonella Scilef, 51 anni, otto anni da supplente alle spalle, è una delle migliaia di bocciati alle prove scritte del concorso per professori. Ma nello stesso giorno in cui ha appreso di non essere stata ammessa agli orali per insegnare francese alle superiori, è stata chiamata dalla segreteria della sua scuola- l’istituto alberghiero di La Spezia- per essere parte della commissione che avrebbe giudicato i colleghi candidati che ce l’avevano fatta. Un paradosso, dovuto probabilmente al fatto che la segreteria non era a conoscenza dell’esito dell’esame, ma era a caccia di commissari, come in molte altre regioni, dove le paghe basse hanno portato a un boom di dimissioni: «E infatti ho detto subito di no, non ci ho pensato un secondo», racconta ancora incredula la professoressa, laureata in Lingue e letterature moderne, abilitata all’insegnamento da un Tfa (Tirocinio formativo attivo) nel 2013, già insegnante all’Einaudi Chiodo da tre anni con contratti annuali.

«Se non sono abbastanza brava da aver superato la prova scritta per diventare insegnante a tempo indeterminato, come posso permettermi di giudicare i miei 
Antonella Scilef premiata a marzo per un suo racconto: il concorso si chiama «Donne di mare»
Antonella Scilef premiata a marzo per un suo racconto: il concorso si chiama «Donne di mare»
colleghi? Meritano di essere valutati da professori superiori, non di pari livello, o addirittura inferiori, come sono io evidentemente. Che io sia un’imbecille ci sta, posso anche accettarlo- insiste sconfortata - ma chi ce l’ha fatta merita trasparenza e giustizia». È il ritornello che vanno ripetendo da giorni i candidati alla nuova selezione per docenti: falcidiati alle prove scritte (le prime stime, al ribasso, parlano del 50% di bocciati sui 165 mila candidati che concorrono per 65 mila posti), hanno iniziato a confrontarsi sui social network e hanno scoperto che in moltissime classi di concorso si stanno verificando pasticci, incongruenze, irregolarità. Ci sono classi di concorso- come quella per insegnare Filosofia alle medie in Calabria- dove nessuno è stato ammesso agli orali. Altre - come Musica- dove i prof candidati erano in concorrenza con i commissari, aspiranti supplenti sulle stesse cattedre. Altre ancora- vedi i Laboratorio di Tecnologia e Microbiologia- dove al posto delle prove venivano svolte delle relazioni scritte. Ma anche software mal funzionanti, domande inesistenti nei programmi, intere commissioni dimissionarie in Toscana e in Lombardia.

venerdì 29 luglio 2016

LEZIONI PRIVATE: AL 90% IN NERO, UN BUSINESS DI 800 MILIONI DI EURO

pubblicato da www.espresso.it:

Il business delle ripetizioni vale 800 milioni in nero
Il business delle ripetizioni vale 800 milioni in nero

Un esercito di professori per l’estate si mette sul mercato: 500 mila studenti hanno bisogno di recuperare i debiti formativi. Il 90 per cento non dichiara nulla al fisco per costose lezioni private di greco e matematica.

Per i docenti è una fonte di entrate sicure, esentasse e immediate. Per gli studenti, un incubo, oltre che un esborso totalmente in nero. La carica del prof estivo che si butta nel business delle ripetizioni è un affare da 800 milioni all’anno.

Essere “rimandati” a settembre costringe gli studenti a un surplus di ore sui libri e innesca un mercato senza controllo. (...). Per chi, a scuola chiusa, ha ancora carenze formative (...) c’è una sola strada: le ripetizioni.

La metà degli studenti delle scuole superiori dichiara di avvalersi di lezioni private e su misura oltre l’orario scolastico. Il giro d’affari sommerso supera gli 800 milioni di euro l’anno, secondo la fondazione Einaudi che ha cercato di mettere ordine con lo studio dal titolo inequivocabile "Quanto vale il mercato nero delle ripetizioni scolastiche?".

Il costo orario medio delle ripetizioni private è di 27 euro. Sono soprattutto per quelle di greco, latino e matematica che i prezzi si impennano. Mentre “riparare” materie scientifiche ha un costo di 18 euro in media. Ci sono poi le differenze tra Nord e Sud: Milano e Bologna si confermano le più care mentre un liceale di Napoli arriva a spendere circa 11 euro all’ora.

«Per recuperare la sufficienza uno studente necessita mediamente tra le 50 e le 70 ore di lezioni private. Ossia due ore a settimana per 25-30 settimane, quasi 6 mesi di tutoraggio», spiegano gli esperti Lorenzo Castellani e Giacomo Bandini che hanno realizzato lo studio: «Secondo la nostra analisi il costo annuo medio per lo studente che sceglie di prendere ripetizioni private è di 1620 euro all’anno.

Gli studenti delle scuole superiori che seguono almeno un corso di ripetizione sono il 50 per cento del totale. Se dunque la media è di 3 ore di ripetizioni a settimana, si tratta di un esborso mensile pari a circa 324 euro, cifra che sale nei mesi di agosto e settembre, quando le ore di lezione si intensificano a causa della necessità di recuperare debiti e esami di riparazione». E qui si mette in moto il mercato sommerso della lezione invisibile al fisco. Secondo un sondaggio effettuato in forma anonima dalla Fondazione Einaudi risulta che il 90 per cento delle famiglie coinvolte ha dichiarato di non ricevere alcuna ricevuta fiscale dal docente presso cui si è tenuta la prestazione.

giovedì 28 luglio 2016

I MISTERIOSI LEGAMI TRA LA BANDA DELLA MAGLIANA E LA 'NDRANGHETA NELL'INCHIESTA DE "L'ESPRESSO"

pubblicato da http://espresso.repubblica.it/:

Dalla Banda della Magliana alla Cassazione, l'avvocato usuraio dai mille misteri

Un gruppo di cravattari è stato arrestato dalla Dia di Roma. A capo dell'organizzazione un ex maresciallo diventato legale di un boss della 'ndrangheta. E sullo sfondo volti noti della malavita romana e presunte pressioni per aggiustare una sentenza.
Dalla Banda della Magliana alla Cassazione, l'avvocato usuraio dai mille misteri Cravattari con amicizie di peso nella criminalità organizzata. Legati ai reduci della vecchia banda della Magliana e a un boss della 'ndrangheta. Un gruppo assortito di diverse estrazioni. Con a capo un ex maresciallo dei carabinieri poi diventato avvocato. E proprio quest'ultimo, Benedetto Stranieri, è il link con il clan calabro-emiliano Grande Aracri.

Una liason tra l'avvocato e la 'ndrina decisamente pericolosa. Sullo sfondo, infatti, persino il tentativo di condizionare l'esito di un processo in Cassazione per favorire un fedelissimo del padrino Nicolino Grande Aracri, detto “Manuzza”. Il variegato sistema criminale è finito sotto accusa nell'indagine “Old Cunning” della Direzione investigativa antimafia di Roma coordinata dalla procura capitolina. Sedici in tutto gli arresti disposti dal gip del tribunale nei confronti di una «associazione criminale dedita stabilmente e in forma organizzata alla commissione nel territorio capitolino di delitti di usura e riciclaggio».

“Old Cunning” ha preso il via nel 2012: il primo a finire nella rete di intercettazioni è Antonio D'Angeli. Apparentemente un tranquillo pensionato, in realtà un terminale dei soldi che poi venivano prestati. Per questo, come fanno notare gli investigatori, aveva grosse disponibilità di denaro. Da qui sono partiti gli agenti della Dia. E hanno individuato un gruppo organizzato in stretti rapporti con personaggi noti negli ambienti del milieu romano.

Nelle carte dell'inchiesta vengono infatti citati nomi noti della banda della Magliana. C'è Manlio Vitale “Er Gnappa”, c'è Giuseppe De Tomaso “Sergione er Ciccione”, c'è il “Presidente” Oberdan, deceduto nel 2012. E non mancano i riferimenti a vecchie indagini in cui spuntavano contatti con i Nicoletti e persino alcuni esponenti dei Casamonica. Insomma, un pezzo del sottobosco criminale capitolino che, in fondo, non è mai andato in pensione. Proprio questi legami avevano forte presa sulle vittime. C'era la fila per chiedere soldi in prestito. A Stranieri & Co si rivolge chiunque. Il politico locale, Antonio Aumenta de La Destra, riceve, per esempio, 7.500 euro, «con un tasso mensile che poteva arrivare anche al 10 per cento» si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice.

TERNI: FERMATO UN VERO E PROPRIO "FRANCHISING" DELLA DROGA. SETTE ARRESTI.

pubblicato da corrieredellumbria.it:

Droga a chili nella movida, sette arresti


Droga a chili nella movida, sette arresti
Al termine di un’intensa attività d’indagine, coordinata dal procuratore di Terni Alberto Liguori, sono state eseguite martedì 12 luglio 7 delle 9(due persone sono all'estero), ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Maurizio Santoloci, su richiesta del pm Elisabetta Massini, nei confronti di altrettanti individui dediti al traffico di sostanzestupefacenti. L’indagine, partita da alcune segnalazioni confidenziali, si è concentrata su un 49enne pugliese residente a Terni da molti anni,autotrasportatore con piccoli precedenti penali ed attraverso indagini tecniche mirate, gli agenti dell’antidroga della squadra mobile, diretta dal vice questore aggiunto Alfredo Luzi, sono risaliti agli altri membri del sodalizio criminale, che, in modo capillare, rifornivano il mercato ternano, utilizzando anche minorenni che in scooter sfrecciavano nelle vie della movida cittadina. Nel corso dell’indagine della polizia, durata più di un anno - in cui sono stati sequestrati 7 kg di hashish, circa 300 grammi di cocaina, oltre a 10.000 euro in contanti - erano state già arrestate 10 persone e 18 quelle denunciate, che svolgevano il classico ruolo di pusher: una rete articolata di fornitori e spacciatori, un gruppo delinquenziale definito dal gip “una forma di criminalità aggregata… un nuovo franchising criminale inteso come nuove forme delinquenziali aggregate tra più persone, ma non ancora connesse in gran parte dei casi a forme di malavita organizzata - che trasformano le originarie endogene violazioni delittuose puntiformi (spacci occasionali, nella materia di specie), in veri e propri crimini di vastissima portata ed unite da fisiologie comuni e condivise (anche a livello culturale) e dalle conseguenze drammatiche per la sicurezza ed incolumità pubblica”. La polizia ha dunque smantellato questa organizzazione prima che potesse trasformarsi in una vera e propria associazione a delinquere ... leggi l'intero articolo su corrieredellumbria

mercoledì 27 luglio 2016

CALABRIA, PONTE DELLA STATALE 107 PRESENTA SEGNI DI CEDIMENTO. I CITTADINI CHIEDONO CHE SI INTERVENGA.

pubblicato da https://news.vice.com:

I calabresi temono che questo ponte si stia spezzando in due:


Negli ultimi giorni tra gli utenti Facebook calabresi sta circolando molto un video sul cosiddetto Ponte di Celico della Statale 107, che collega Cosenza a Crotone passando per la Sila. Il filmato, condiviso dalla pagina "Cosenza", mostra quelle che i gestori reputano essere alcune gravi anomalie.

Il viadotto "Cannavino" - situato alle porte di Cosenza, sul territorio del comune di Celico - appare quasi diviso in due al chilometro 42,700, con un avvallamento fra una parte e l'altra della strada — come si stesse "spaccando a metà come una patatina," riporta la pagina.

In questo momento il post ha circa 160mila visualizzazioni e quasi 5mila condivisioni. Nella grandissima maggioranza dei casi, nei commenti gli utenti riportano lo stesso invito: cosa si sta facendo - si legge - per evitare a catastrofe? "Si sta aspettando che ci scappi il morto?"

In effetti di sollecitazioni in questi mesi ce ne sono state molte, per i presunti segni di cedimento strutturale e l'abbassamento del livello della strada all'altezza della campata centrale.

Sempre di queste settimane sono il lancio di una petizione su Change.org, e la richiesta di intervento da parte di cittadinanza e istituzioni locali al Comune di Celico, alla Regione e all'ANAS.

Risale a circa un anno fa, inoltre, l'interrogazione presentata dal parlamentare di Forza Italia Roberto Occhiuto - fratello del sindaco di Cosenza Mario - al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per chiedere lumi sulla situazione e richiedere la messa in sicurezza dell'opera — o la costruzione di un nuovo viadotto.

Interrogazione alla quale il ministero - con atto che riporta al firma dello stesso Delrio - nel marzo scorso ha effettivamente risposto.

FOGGIA, SEQUESTRO DI GRANO CONTAMINATO DA TOSSINE

pubblicato da http://notizie.tiscali.it/:

Sequestro di grano contaminato nel foggiano


(ANSA) - FOGGIA, 27 LUG - Oltre 600 tonnellate di grano duro contaminato da micotossine sono state sequestrate dal Corpo forestale dello Stato in un impianto di stoccaggio in provincia di Foggia. E' detto in una nota degli investigatori diffusa al termine del risultato delle analisi chimiche eseguite dall'Arpa a Bari. Il frumento è caratterizzato da valori di Ocratossina di tipo A oltre il 50 per cento del limite consentito. Il titolare del deposito è stato denunciato per detenzione di sostanze alimentari alterate. Il prodotto sequestrato è proveniente dal raccolto dell'annata agraria 2014-15, di origine italiana ed era destinato a essere trasformato. I forestali hanno anche posto i sigilli ai silos contenenti il grano contaminato.

ALESSANDRIA, SOSPETTI LEGAMI CON LA 'NDRANGHETA PER LA COOPERATIVA DEL "BELLAVITA"

pubblicato da alessandriaoggi.it:

La cooperativa rossa Coopsette coinvolta nell'inchiesta "Alchemia" sulla 'Ndrangheta

Alessandria (Franco Traverso) – Secondo la Procura Antimafia di Reggio Calabria, la cooperativa rossa Coopsette di Reggio Emilia è coinvolta pesantemente nell’inchiesta “Alchemia” a proposito dei legami fra alcune ditte del settore edile e movimento terra e la ‘Ndrangheta, in Liguria, Calabria, Lazio, Piemonte ed in altre Regioni del nord Italia. 

LA COOPERATIVA ROSSA COOPSETTE COINVOLTA NELL’INCHIESTA “ALCHEMIA” SULLA 'NDRANGHETACome accertato dagli inquirenti, le imprese riferibili alla cosca “Raso-Gullace-Albanese” hanno acquisito appalti dalla Cooperativa “Coopsette” attraverso la corruzione di dipendenti infedeli che assegnavano le commesse a seguito dell’approvazione di preventivi appositamente “gonfiati”, consentendo un maggior guadagno alle imprese mafiose e assicurandosi il pagamento di un corrispettivo.
Stiamo parlando della stessa Coopsette che, tramite la società Wellness Age di cui è proprietaria, ha fatto fallire il centro benessere Bellavita di Spinetta Marengo  (palestra e piscina Bellavita, hotel Diamante, Uci Cinema e pizzeria Rossopomodoro). A cavallo tra il 2015 ed il 2016  è stata messa in liquidazione coatta amministrativa, e dati i presupposti avrebbe dovuto fallire (almeno così sarebbe successo a qualsiasi imprenditore privato) ma il Governo (...), allo stesso modo in cui due anni fa ha salvato Monte Paschi di Siena e recentemente il quotidiano l’Unità, ha salvato con decreto anche Coopsette. 

Sempre nell'ambito della stessa inchiesta ieri all'alba gli agenti della squadra mobile hanno arrestato tre persone nel novese. Si tratta dell’imprenditore genovese Giampaolo Sutto, di Marianna Grutteria, titolare fittizia della ditta Euroservizi Srl, di Orlando Sofio. In particolare, secondo la Procura Antimafia, il Sutto, operante del campo delle pulizie civili e industriali, avrebbe ottenuto appalti da Poste e Ferrovie che destinava in subappalti alle ditte consorziate che, a loro volta, cedevano in subappalto parte della commessa ad altre aziende della criminalità organizzata calabrese riconducibili alle due cosche Raso-Gullace-Albanese e Gagliostro- Parello. La Grutteria invece per gli inquirenti aveva il ruolo di telefonista e la ditta di cui era intestataria, la Euservizi Srl, è consorziata in Prisma utilizzata per conseguire commesse pubbliche col meccanismo dei subappalti nei lavori di igiene ambientale e pulizie. (...). Sofio invece sarebbe stato il referente piemontese e teneva rapporti con aziende e coi politici locali.
Nel rapporto si fa il nome dell’ex senatore novese Gianfranco Chessa di Novi. (...) Complessivamente gli arrestati sono una quarantina, quasi tutti al sud. 

RESTA CHIUSO DENTRO IL DUOMO DI MILANO, TURISTA PASSA LA NOTTE FRA LE GUGLIE DEL TETTO

pubblicato da www.ilfattoquotidiano.it

Milano, passa la notte dentro al Duomo: “Chiuso in bagno, ho dormito sul tetto”

Un turista americano di 23 anni sorpreso da alcuni operai: "Non ho chiamato nessuno, non volevo creare allarmismi"

Milano, passa la notte dentro al Duomo: “Chiuso in bagno, ho dormito sul tetto”Chiuso per una notte dentro al Duomo di Milano. Ha girato per la cattedrale per ore. Ha dormito sul tetto. Protagonista della vicenda un turista americano di 23 anni che ha passato la notte tra il 25 e il 26 luglio dormendo sul tetto. Alla polizia ha detto di essere rimasto chiuso dentro: “Ma non volevo creare allarmismi. Così ho passato la notte qui”. La notizia è stata pubblicata dal Corriere della Sera e dal Giorno.

Il ragazzo si trovava in bagno durante gli ultimi controlli degli addetti alla sicurezza prima della chiusura, una volta uscito si sarebbe accorto di esser rimasto solo e chiuso dentro al monumento milanese. A quel punto si sarebbe limitato a telefonare al padre, senza menzionare la sua situazione, per poi trovare uno spazio tra le guglie del Duomo e addormentarsi. All’indomani è stato trovato con grande sorpresa dagli operai, che hanno avvisato le forze dell’ordine.

Il giovane è stato ascoltato a lungo dalla polizia, alla quale ha dichiarato di essere un appassionato d’arte, arrivato a Milano per scoprire le sue bellezze. La versione è stata confermata dagli inquirenti, che hanno trovato tutti i riscontri al racconto del ragazzo: i biglietti del viaggio, la prenotazione in albergo e il cellulare senza alcun contatto sospetto al suo interno. Sullo smartphone sono state ritrovate invece numerose foto di monumenti famosi. “L’intrusione”, questa volta innocua, mette in luce qualche falla nel sistema di sicurezza.

SIGILLI AL PORTO DI OSTIA, GDF SEQUESTRA IMMOBILI E SOCIETA'

pubblicato da www.panorama.it:

Ostia, nuovi sigilli della Guardia di Finanza al porto

Sequestrati stamattina immobili, stabilimenti balneari e società per un valore di oltre 450 milioni di euro

Sigilli al porto di Ostia e alcuni stabilimenti balneari del litorale romano. La Guardia di Finanza, questa mattina, ha sequestrato numerose società, immobili e disponibilità finanziarie riconducibili all'imprenditore Mauro Balini.
Il decreto, infatti, riguarda in particolare il patrimonio e le quote aziendali di 19 società, di cui 2 di diritto inglese, legate alla gestione del porto turistico di Roma e di alcuni lidi di Ostia. Non solo, “bloccati” dall’autorità giudiziaria anche 531 immobili, conti correnti, depositi finanziari e altri beni mobili per un valore complessivo di circa 450 milioni di euro. 

Chi è Mauro Balini
Al centro dell’inchiesta che ha portato al sequestro del porto di Ostia, ancora Mauro Balini, 50 anni, imprenditore già coinvolto in passato in inchieste per associazione a delinquere, bancarotta, fatture false e riciclaggio che, secondo gli investigatori, sarebbe vicino ad ambienti criminali del litorale di Ostia.
L’imprenditore che fu arrestato nel luglio 2015 e scarcerato poche settimane dopo, negli anni ‘90 convinse la politica a realizzare un approdo alla foce del Tevere. Un progetto che poteva apparire come qualcosa di impossibile ed invece, il rampollo di una delle più note famiglie legate alla gestione degli stabilimenti balneari del litorale di Roma, riuscì nel suo intento.

Il potere su Ostia
Mauro Balini, appunto, appartiene ad una delle famiglie che “gestisce” il potere economico di Ostia. Infatti, i parenti di Balini dagli zii ai cugini fino ad arrivare ai fratelli sono tutti titolari dei lidi tra i più celebri della zona: dal Kursaal, quello del trampolino e delle feste della Dolce Vita, al Plinius, dalla Rotonda al Battistini.
Il suo nome spunta anche nelle carte di Mafia Capitale, dove viene descritta dagli investigatori, la sua impressionante capacità di lobbying.

martedì 26 luglio 2016

SPIAGGE, ALBERGHI E VIAGGI CON I SOLDI DELLA REGIONE: CONSIGLIERE CONDANNATO DALLA CORTE DEI CONTI

pubblicato da ilfattoquotidiano.it:

Spese pazze Friuli, il consigliere leghista condannato dalla Corte dei Conti: “Rimborsi per spiagge, profumi e dischi”


Il pordenonese Narduzzi era stato assolto dal tribunale penale, ma ora dovrà restituire oltre 150mila euro di spese illegittime, compresi viaggi all'estero, soggiorni in albergo, prodotti per bambini.

Andarsene in spiaggia a spese della regione Friuli Venezia Giulia. Comperare prodotti per bambini, articoli musicali o profumi. Finanziarsi viaggi all’estero, pieni di carburante, taxi e parcheggi, soggiorni in albergo e pedaggi autostradali. Tutto illegittimo, secondo la Corte dei Conti, che ha condannato a un risarcimento salatissimo l’ex capogruppo della Lega Nord, il pordenonese Danilo Narduzzi, responsabile, secondo i giudici contabili, di quell’allegra gestione dei rimborsi ai gruppi consiliari, che pure è stata assolta – nell’ipotesi di peculato – dal giudice penale un paio di mesi fa. Narduzzi è colui che, quando la Guardia di Finanza fece irruzione negli uffici del gruppo leghista per acquisire prove e documenti, diede ordine di gettare nel tritacarte scontrini e pezze giustificativeUna vera stangata perché il leghista dovrà restituire la bella somma di 155mila euro per i rimborsi illegittimi ottenuti dal 2010 al 2012 con denaro pubblico. La sentenza è stata emessa dalla sezione giurisdizionale del Friuli Venezia Giulia presieduta da Alfredo Lener e composta anche dal relatore Paolo Simeon e dal consigliere Giancarlo Di Lecce. Ci fu un danno erariale per colpa grave, questa la sentenza, poiché Narduzzi ha “personalmente impiegato i fondi in modo palesemente illegittimo e quanto meno con grave negligenza”.

lunedì 25 luglio 2016

PAVIA, VINCE MA IL CONCORSO VIENE ANNULLATO: "TROPPO DIFFICILE"

pubblicato da www.ilgiorno.it:

Una 39enne era risultata unica idonea a un concorso dell'Ats, poi annullato. L'indignazione del ministro Marianna Madia.

Un esame di ammissionePavia, 25 luglio 2016 - "Se vero, sarebbe grave e contro il principio del merito". Così il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha commentato via Twitter, il caso del concorso dell'Ats Pavia in cui era risultata idonea una sola candidata, annullato perché le domande sarebbero state 'viziatè da 'eccessiva complessità'. «Approfondirò la notizia», assicura Madia.
L'Ats ha annullato il concorso pubblico per un posto da coadiutore amministrativo nel Dipartimento di prevenzione veterinaria. Unica risultata idonea su 64 canduidati, una donna di 39 anni. Che ora si sta rivolgendo al Tar per presentare ricorso. L'esame, svolto a maggio, era stato annullato perché le domande formulate nei test erano state considerate troppo complesse. L'Ats di Pavia ha spiegato che "non era un concorso ma un bando di selezione di candidati su una graduatoria stilata dal centro per l'impiego".

ARMI, AUMENTA LA VENDITA DEL MADE IN ITALY. E ALCUNE BANCHE FANNO DA INTERMEDIARI.

pubblicato da http://direttanfo.blogspot.co.uk/:

CLAMOROSO: Armi, aumenta vendita del made in Italy. Sai quale banca c'è tra gli intermediari?
La relazione annuale del governo sull’export militare italiano 2015 - appena trasmessa al Parlamento e anticipata da Nigrizia - mostra un aumento del 200% per le autorizzazioni all’esportazione di armamenti il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi dai 2,6 del 2014. Boom verso Paesi in guerra, in violazione, attraverso vari escamotage, della legge 185/1990: il volume di vendite autorizzato verso l’Arabia Saudita è salito a 257 milioni dai 163 del 2014: +58%. Cresce il ruolo delle banche, Unicredit la più attiva.

Nell’ultimo anno è triplicata la vendita di armi italiane all’estero e sono aumentate le forniture verso Paesi in guerra: in particolare quelle verso l’Arabia Saudita, condannata dall’Onu per crimini di guerra nel conflitto in Yemen e per la quale il Parlamento europeo ha chiesto un embargo sulla vendita di armamenti. Cresce anche l’intermediazione finanziaria delle principale banche italiane, Intesa e Unicredit, e tra i piccoli istituti coinvolti compare ancora Banca Etruria e una banca libica.
La relazione annuale del governo sull’export militare italiano 2015 – appena trasmesso al Parlamento e il cui contenuto è stato anticipato da Nigrizia – mostra un aumento del 200% per le autorizzazioni all’esportazione definitiva di armamenti il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi dai 2,6 miliardi del 2014. Un dato senza precedenti che, come osserva il governo nel documento con soddisfatto understatement, testimonia la “consolidata ripresa del settore della Difesa a livello internazionale”.
Come si legge nella relazione, “i settori più rappresentativi dell’attività d’esportazione sono stati l’aeronautica, l’elicotteristica, l’elettronica per la difesa (avionica, radar, comunicazioni, apparati di guerra elettronica), la cantieristica navale ed i sistemi d’arma (missili, artiglierie). 

domenica 24 luglio 2016

TROPPE TRACCE DEL TERRORISMO PORTANO IN ITALIA. Lucia Annunzia su "Huffington Post"


Dunque, sappiamo a questo punto che i complici dell'attentatore di Nizza Mohamed Bouhlel sono passati da Ventimiglia, e sappiamo anche che questi complici compongono un gruppo più numeroso del previsto.

ATTENTATI

Notizie filtrate dalla procura di Roma che, secondo il Messaggero, è convinta che alcuni di questi complici abbiano vissuto nel nostro paese, in Puglia in particolare. La figura più interessante del gruppo é Chokri Chafroud, il 37enne tunisino definito l'altra mente del massacro di Nizza. Ha passato parecchi anni in Italia, a un certo punto ha lavorato come general manager di una masseria tarantina. "Chafroud sarebbe stato visto a Gravina in Puglia solo poche settimane fa", scrive ancora il Messaggero. Il legame di questo uomo con l'attentato Nizza pare oggi chiarito del tutto: il suo dna è stato trovato sul tir di cui si è servito Bouhlel per uccidere 84 persone. (...)
Siamo certi che in Italia non stiamo guardando dall'altra parte mentre il nostro paese sta diventando una base operativa per l'Isis? Non credo di essere la sola a farsi questa domanda. Le tracce che il terrorismo Europeo lascia nel nostro territorio continuano infatti a farsi sempre più consistenti. Mi limito a ricordare qui le più rilevanti.
Tornando all'attentato di Nizza, I controlli su colui che guidava il camion (...) hanno permesso di ricostruire un ulteriore dettaglio: "ad agosto quando per l'ultima volta Bouhlel è stato controllato a Ventimiglia, mentre lasciava il paese, era accompagnato non da una, ma da ben quattro persone. Due franco tunisini come lui, con doppio passaporto, e due marocchini che avevano un permesso di soggiorno francese". Oltre al tunisino, gli investigatori italiani e francesi cercano anche una donna albanese, Enkeledja Z., che con il compagno Artane H. avrebbe fornito la pistola a Bouhlel. Nell'autunno del 2015 è passata da Ventimiglia cercando di trasportare su un tir nove persone senza permesso, tra cui tre siriani e tre eritrei. Venne denunciata per favoreggiamento dell'immigrazione illegale. E se si fosse trattato invece di un passaggio illegale a potenziali terroristi?
Ma le tracce di una attività logistica che passa per l'Italia ci sono in altri attentati recenti. Vediamo altri casi importanti, quelli di Khalid el-Bakraoui e Abdeslam Salah, due dei membri della cellula che ha pianificato e realizzato gli attentati di Parigi e Bruxelles.
Khalid el-Bakraoui è il terrorista che il 22 marzo di quest'anno si fece esplodere in una carrozza della metropolitana a Bruxelles. Suo fratello, Ibrahim, si era fatto esplodere alle 7.58 del mattino dello stesso giorno all'aeroporto Zaventen di Bruxelles. Insieme i due hanno ammazzato 31 persone. Khalid El Brakraoui il 23 luglio del 2015 era atterrato all'aeroporto di Treviso con un volo Ryanair proveniente da Bruxelles. Al momento del check-in El Bakraoui si è registrato con un documento d'identità belga. Il giorno dopo Khalid prende un volo in partenza dall'aeroporto di Venezia con destinazione Atene (...).
Una settimana dopo Khalid, è la volta di Abdeslam Salah: il 1 agosto è a Bari, in auto con un amico, per imbarcarsi per la Grecia. Nei quattro giorni successivi sparisce - gli investigatori ipotizzino possa essere arrivato anche in Siria - e si ripresenta a Bari con il traghetto proveniente dalla Grecia il 6 mattina. (...) Abdeslam Salah e' accusato di aver partecipato all'attentato del Bataclan a Parigi il 13 Novembre del 2015 (130 vittime); era il guidatore che ha portato i vari terroristi sui luoghi dell'attacco e di aver preparato per loro gli esplosivi. Catturato, dopo una lunga caccia all'uomo, nel quartiere di Molenbeek è oggi uno dei due solo terroristi vivi degli attentati di Parigi.
C'è poi la filiera dei documenti falsi. Uno dei protagonisti è Djamal Eddine Ouali, l'algerino che secondo i belgi faceva parte di una rete che avrebbe fornito documenti a Salah, Laachroui (uno dei due kamikaze di Zaventen) e a Mohammed Belkaid, l'uomo rimasto ucciso nel blitz che ha portato alla cattura di Salah. Ouali ha passato tre mesi in Italia, passando per il Brennero: chi ha visto? Chi ha incontrato? E ancora, c'è il marocchino Mohammed Lahlaoui arrestato in Germania qualche giorno dopo l'attentato di Bruxelles. Sul suo telefonino, ha scritto il settimanale Der Spiegel, gli investigatori hanno trovato contatti e sms proprio con Bakraoui. Lahlaoui ha vissuto a Vestone, nel Bresciano, tra il 2007 e il 2014, da cui due anni fa fu espulso ma anziché tornare in Marocco è andato in Germania.
C'è infine un episodio molto interessante: l'arresto del 38enne iracheno Ridha Shwan Jalal fermato mentre tentava di imbarcarsi per la Grecia proprio il giorno in cui Salah rientrava in Italia. L'iracheno è l'uomo che mesi prima, in un'agenzia a Matera, aveva chiesto un preventivo per 20 biglietti aerei dall'Iraq a Parigi. Gli iracheni sarebbero dovuti partire a gruppi di 5 dall'aeroporto di Sulayrmaniyah, nel Kurdistan, e arrivare a Parigi dopo uno scalo ad Istanbul.
Tutti i dati qui riportati sono ufficiali. Le autorità stesse li hanno comunicati. Di casi ce ne sono altri, sia pur non chiariti. Ma non basta questa lista a farci concludere che l'Italia è a serio rischio di diventare base di supporto logistico per il traffico di terroristi da e per Siria e Iraq? Gli esperti rispondono che per ora in Italia ancora non c'è una filiera stabile. Ma è sufficiente? Stiamo facendo il possibile? Scrivevo nel blog di pochi giorni fa, siamo certi che non alberghi da qualche parte del nostro sistema la vecchia tentazione magari di non andare fino in fondo, magari anche con la buona intenzione, di tener l'Italia in una zona di relativa sicurezza rispetto al pericolo attentati. Una strada malamente percorsa e catastroficamente finita negli anni settanta/ottanta dal nostro paese nei confronti del terrorismo palestinese. (...)
Lucia Annunziata, Editorial Director, L'Huffington Post

FARMACI EPATITE C A PREZZI PROIBITIVI IN ITALIA, MOLTI I MALATI CHE VANNO A CURARSI IN INDIA

pubblicato da huffingtonpost.it:

"L'Italia non mi cura dall'Epatite C, ho fatto 7000 Km per guarire". Il viaggio di Andrea in India grazie ad Arimedio


“Chi l’avrebbe mai detto che sarei venuto fin qui per comprare il farmaco che può guarirmi dall’Epatite C”. È quasi l’alba ad Hyderabad, megalopoli a sud dell’India, circa 10 milioni di abitanti. Le ombre lunghe della città si riflettono sul volto di Andrea, 49 anni, gli ultimi 25 (“almeno secondo i miei calcoli”) passati in compagnia del virus dell’HCV, infezione prevalentemente epatica con propensione a dare malattia: cirrosi epatica, in primis, insufficienza epatica e cancro del fegato, nella peggiore delle ipotesi. Niente di tutto questo, per fortuna, nella cartella clinica di Andrea. Il desiderio di debellare la malattia, quello sì. Perciò non l’hanno spaventato dieci ore di volo, né 7000 chilometri per raggiungere l’altra parte del mondo e poter accedere alla nuova cura che con un’ottima percentuale di riuscita potrebbe porre fine alla convivenza forzata con questo subdolo virus, che si contrae in prevalenza per contatto diretto con sangue infetto. Ad attenderlo lo staff di Arimedio, la società che da aprile del 2016 si occupa di aiutare i pazienti malati di Epatite C a raggiungere nel modo più agevole l’India, dove è disponibile la terapia a costi calmierati.
Ma perché l’India? Perché i farmaci che curano l’epatite C, sul mercato italiano dal novembre del 2014, costano moltissimo e sono distribuiti in forma gratuita dal nostro sistema sanitario nazionale soltanto a pazienti molto gravi, secondo i criteri di prioritizzazione stabiliti dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco. Per tutti gli altri pazienti, due strade: aspettare di “aggravarsi” a tal punto da riuscire a rientrare nei parametri oppure comprarli. Ma i costi sono esorbitanti: vanno dai 13 mila euro, prezzo nelle farmacie vaticane, ai 26 mila euro circa delle farmacie italiane per 4 settimane di trattamento (la cura base è di almeno 12 settimane, ma può arrivare anche a 24). Per questo molti rinunciano. O viaggiano fino in India, paese a cui laGilead, casa farmaceutica americana in possesso del brevetto di Sovaldi e Harvoni, i due farmaci innovativi, ha concesso in licenza la possibilità di produrre generici del tutto equivalenti all’originale a costi decisamente più bassi: 400 euro circa per 4 settimane di trattamento, tanto costano nelle farmacie indiane. (A maggio 2016 anchele autorità indiane hanno riconosciuto il brevetto della Gilead. Questo, tuttavia, come ha assicurato l'azienda farmaceutica statunitense, “non ostacolerà la fabbricazione e la distribuzione di versioni generiche di alta qualità”).

CHIEDE PIZZO AL PARCHEGGIATORE ABUSIVO: IL VIDEO DELL'ARRESTO SU "REPUBBLICA"

Gallipoli, chiede il pizzo al parcheggiatore abusivo: l'arresto in diretta

Estorceva 50 euro al giorno ai parcheggiatori abusivi della zona Baia Verde a Gallipoli, ma i carabinieri lo hanno filmato mentre prendeva i soldi e lo hanno arrestato. È finita così la parabola criminale di Gabriele Scialpi, 39enne con precedenti per traffico di stupefacenti e la passione per il calcio, tanto da ricoprire l’incarico di direttore sportivo del Gallipoli Calcio, che nella passata stagione militava nel campionato di serie D ed è poi retrocesso in Eccellenza.L’uomo è accusato di estorsione aggravata e minaccia dopo la trappola tesa grazie a una delle sue vittime, che prima di consegnargli il denaro lo ha fotocopiato e siglato, d’accordo con i carabinieri guidati dal capitano Michele Maselli.

RUBANO 700 EURO DA UN DISTRIBUTORE DI MERENDINE USANDO BANCONOTE FOTOCOPIATE

pubblicato da repubblica.it:

Banconote fotocopiate nei distributori di snack, bottino da 700 euro con il resto: 2 arresti

Avevano trovato il modo di ingannare il sistema di riconoscimento del denaro grazie a copie a colori inserite nelle macchinette automatiche di un'area di servizio di Melegnano, nel Milanese
Banconote fotocopiate nei distributori di snack, bottino da 700 euro con il resto: 2 arrestiFotocopie di banconote usate per fare incetta di monetine dai distributori automatici di snack. Funzionava il trucco di due ladri trasfertisti che sono stati arrestati dai carabinieri nel Milanese, dove avevano trovato il modo di svuotare le macchinette automatiche portandosi via il resto. I due, infatti, avevano individuato alcuni modelli di distributrici che leggevano come vere banconote anche palesemente false o addirittura fotocopiate. Non solo, dalle cronache dei giornali si scopre anche che il protagonista è un professionista della specialità, ed era anche andato a processo per aver aver svuotato i cambiamonete della provincia di Pordenone con 50 euro falsi con tanto di scritta Fac Simile (cosa che gli aveva evitato, peraltro, l’imputazione per utilizzo di banconote contraffatte).
Nella tarda serata di giovedì, i militari della Stazione di Peschiera Borromeo (Milano) li hanno individuati: si tratta di due campani, un 50enne già noto per numerosi reati contro il patrimonio ed un 20enne con piccoli precedenti. Il 50enne esperto della materia, Fausto Improta, ha beffato anche le sale giochi della provincia di Isernia dove era stato beccato a fare razzia di monete da uno o due euro, ma con 10mila euro in tasca.


ECCO GLI STIPENDI DEI DIRIGENTI RAI

letto su http://direttanfo.blogspot.co.uk/:

Stipendi Rai: dirigente per dirigente, ecco quanto prendono i big
Ci siamo quasi. Tra poco la Rai metterà online curriculum, funzioni e stipendi di decine di manager e giornalisti. Ci sta lavorando da due mesi una task force di 30 persone, tra legali, amministrativi e comunicatori, spiega Dagospia.
Il sito di gossip anticipa alcuni cachet: Campo Dall’Orto (circa 600 mila euro), Anna La Rosa, già direttore dei servizi Parlamentari e ora a disposizione del direttore del Tg3 (240 mila euro),Carmen La Sorella (200 mila), il direttore della Comunicazione Giovanni Parapini (250 mila), il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta (270 mila), il presidente di Rai Pubblicità Antonio Marano(390 mila), il direttore Risorse Televisive Andrea Sassano (220 mila), il direttore del Canone, Marco Zuppi (240 mila), il neodirettore di Rai Sport,Gabriele Romagnoli (230 mila).
Secondo il Fatto Quotidiano, poi il presidente della Rai Monica Maggioni prenderebbe un cachet di 350mila euro. Quanto alle direttrici Ilaria Dallatana (Raidue) e Daria Bignardi (Raitre), percepirebbero una somma superiore al tetto di 200mila euro.
La presentazione ufficiale ai giornalisti sarà domani. Lunedì al Cda. Hanno riletto lo studio commissionato alla società internazionale Korn Ferry-Hay che ha esaminato le retribuzioni dei vertici, del Cda e dei circa 250 dirigenti Rai e le ha confrontate con quelle dei pari grado dei principali emittenti europee, in primis la BBC, e delle altre aziende a partecipazione statale italiane.
Ci sono alcuni casi di dirigenti fermi ma pagati ugualmente. Esempi? Lorenza Lei, in contenzioso con la Rai, 240 mila euro; Tiziana Ferrario 238 mila,Francesco Pionati 200 mila.

giovedì 21 luglio 2016

FRODANO IL FISCO PER DIVERSI MILIONI DI EURO. DUE ARRESTI A CIVITANOVA MARCHE.

maceratanotizie.it pubblica:

Maxi frode fiscale: due arresti a Civitanova Marche e 15 denunce

Eseguite all'alba le ordinanze nei confronti di un noto imprenditore civitanovese e di un suo dipendente


Due arresti sono stati eseguiti all’alba dalla Guardia di Finanza di Macerata a Civitanova Marche a seguito di un’inchiesta per una maxi frode fiscale di svariati milioni di euro. A finire agli arresti domiciliari sono stati un noto imprenditore cittadino e un suo dipendente che “hanno pianificato, organizzato e portato a termine sistematiche frodi all’Erario, procurandosi cospicui profitti illeciti“. Nei guai anche altre15 persone denunciate a piede libero.
Le fiamme gialle di Macerata e Civitanova hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nella mattinata di giovedì 21 luglio nei confronti del 49enne Giuseppe Cerolini e di Giovanni Aldo Mellino, 60enne civitanovese. L’esigenza cautelare è scaturita dal pericolo di reiterazione dei reati, una pluralità di “violazioni poste in essere ininterrottamente e in modo frenetico da almeno cinque anni” con estrema lucidità.
I due – secondo i finanzieri che nei mesi scorsi avevano sequestrato beni e conti per 22 milioni di euro – avrebbero messo in atto un piano per evadere il fisco attraverso canali anche internazionali e prestanome: Giuseppe Cerolini, in particolare, è risultato essere il dominus assoluto di tutta l’organizzazione che mirava a costituire falsi crediti finanziari attraverso il “massiccio ricorso all’emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti“. Falsi crediti che venivano poi “utilizzati sia per ottenere dei rimborsi sia per effettuare illegittime compensazioni con debiti di imposta, permettendo di ottenere illeciti risparmi fiscali di rilevante entità“.