venerdì 26 agosto 2016

TERREMOTI, LE TRAGEDIE D'ITALIA. TRE SCANDALI E RICOSTRUZIONI INFINITE.

Belice, Irpinia, L'Aquila: tre terremoti e tre spaccati di storia. Dai mancati soccorsi alle previsioni inascoltate: cronistoria di tre disastri italiani

pubblicato da: www.quotidiano.net

Tre terremoti (il Belice, 1968; l'Irpinia, 1980; l'Aquila, 2009) e tre spaccati della storia di tre Italie molto diverse tra di loro ma legate da un filo rosso: mancati soccorsi, ruberie, scandali.

Il terremoto del Belice (1968) e l'infinita ricostruzione

IL CONTESTO STORICO-POLITICO - La contestazione nelle università. E' un Paese che deve ancora conoscere la reale portata della contestazione studentesca e operaia, l'Italia del gennaio 1968. (...) In carica c'è il III governo Moro (Dc, Psi, Psdi, Pri), il IV e ultimo della legislatura (si voterà a giugno del 1968) che deve affrontare in Parlamento la pressante richiesta delle sinistre di una commissione d'inchiesta sul golpe del generale De Lorenzo del 1966.
LA CATASTROFE DEL TERREMOTO: PEGGIO DI UN BOMBARDAMENTO - Il terremoto del Belice (400 morti, 4 mila feriti, 70 mila sfollati solo il bilancio) avvenne il 14-15 gennaio 1968. Fu una grande, terribile, catastrofe, il primo vero grande terremoto del dopoguerra, ed evidenziò un cliché italiano tipico: l'impreparazione della macchina statale davanti a eventi del genere, soccorsi che arrivano in ritardo, i guasti dei primi e successivi tentativi di ricostruzione in cui si innestarono mafie, malaffare, speculazioni, perdita del patrimonio storico e artistico.  (...)
LA SPESA INFINITA DELLA RICOSTRUZIONE -  Il conto di quanto lo Stato ha speso finora per il Belice si perde nei rivoli delle mille ragionerie in cui si sono dispersi i fondi pubblici. Si sa per certo solo che tra il 1968 e il 1995 lo Stato Italiano ha erogato 2.272 miliardi di vecchie lire, ma la spesa autorizzata era ancora più alta, 3.100 miliardi di lire oggi pari a 6 miliardi di euro.

Il terremoto in Irpinia e la denuncia di un sistema marcio

IL CONTESTO STORICO- POLITICO - L'Italia tra mafia, Br e stragi. E' un Paese cupo, ancora attraversato dalle tensioni degli anni '70, il 1980: la mafia uccide in Sicilia (a gennaio Bernardo Mattarella), le Br sparano nel resto d'Italia. Il 2 agosto c'è la strage di Bologna. (...) A ottobre si insedia un governo quadripartito, subentra al II Cossiga, con a capo Arnaldo Forlani che ha lanciato l'idea del 'preambolo': basta accordi con il Pci, solo con il Psi, ormai in mano a Craxi. (...)
ARRIVA IL TERREMOTO, NON ARRIVANO I SOCCORSI - E' un novembre dolce, quello del 1980. C'è il sole, in Campania e anche altrove. La gente gira ancora in maniche corte. Il 23 novembre è una domenica stupenda. I tifosi si preparano a vedere la differita serale del derby d'Italia Juve-Inter senza neppure voler sapere il risultato. La terra trema alle 19,34. La scossa è fortissima, interminabile. Nella scala Richter l'intensità è 6,9. Interi comuni della Campania e di altre regioni limitrofe (Basilicata, Puglia) vengono distrutti. Il bilancio sarà di 2.914 morti, 8.848 feriti, 280 mila senza tetto. Oltre 500 i comuni danneggiati. La Protezione civile esiste solo sulla carta. Nessuno avverte nessuno. (...)
LA TRAGEDIA 'NON' DIVENTA CRONACA -  L'entità drammatica del sisma non viene valutata né subito né bene. (...) Nei primi giorni della tragedia, solo il quotidiano il Mattino di Napoli capisce la reale portata della catastrofe. Il 24 novembre titola "Un minuto di terrore. I morti sono centinaia". Il 25 novembre si passa a "I morti sono migliaia.100 mila i senzatetto", fino al titolo drammatico del 26 novembre "Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti e dei senza tetto (cui si aggiunge un titolo a caratteri cubitali passato, tristemente, alla storia: "FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla".

Il terremoto dell'Aquila

IL CONTESTO POLITICO - Il berlusconismo al suo apogeo. Nel 2009 il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi, che ha vinto, e trionfalmente, le elezioni politiche nel 2008 contro il Pd di Veltroni. Il suo governo, il IV, sarà il più longevo di tutti i suoi. Fini è presidente della Camera, Napolitano è Capo dello Stato. (...)
IL TERREMOTO - Il terremoto è devastante, Berlusconi corre sul luogo. Quando il terremoto di magnitudo 5,9, il 6 aprile 2009, devasta la provincia dell’Aquila e, in particolare, il capoluogo abruzzese, è piena notte. Sono le 3.32. Crollano molti edifici, i morti sono 308, 1.500 i
feriti, 65.000 saranno gli sfollati. Il terremoto ha una vastità di 8 km, è un tipico terremoto appennico, eppure i suoi effetti sono devastanti. Berlusconi reagisce con perfetto tempismo. Alle 8.30 il presidente del Consiglio annuncia: "Ho firmato il decreto per lo stato di emergenza nazionale". Mobilitati esercito, aeronautica e carabinieri, Berlusconi affida la gestione dell'emergenza a Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, e corre all'Aquila insieme ai ministri Maroni e Matteoli. Bertolaso parla di “situazione drammatica, la peggiore da inizio millennio”.
La tv stravolge tutti i suoi palinsesti, i talk show sono soppressi, Fiorello in testa, e vanno in onda solo programmi di informazione: Vespa su Rai 1, Mediaset, Mentana su La 7. Il mondo è cambiato, la gente vuole sapere e vuole sapere subito. Fanno la comparsa, nell'informazione, anche i social network, non solo i siti Internet.
LE POLEMICHE - Le polemiche non finiscono mai. Bertolaso dichiara che è impossibile prevedere il terremoto, ma già infuriano le polemiche per la messa in guardia della settimana prima su un’imminente scossa dal ricercatore Giuliani: è un fisico del Laboratorio del Gran Sasso, ha previsto il terremoto e nessuno gli ha dato retta. Si inizia a parlare di soldi, di quanti ne servono. Il governo stanzia subito 30 milioni, la ministra Gelmini mette a bilancio 16 milioni solo per la Casa dello Studente, ma si capisce che serviranno almeno 5/6 miliardi di euro. Berlusconi assicura: “Niente ruberie”.
Il 10 aprile si tengono i funerali di stato di 205 delle 308 vittime, officiati dal segretario di Stato vaticano Bertone. Berlusconi è in prima fila e garantisce ai vivI che presto riavranno le loro case, le famose 'new town'. Una delle sue tante promesse mancate.




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