giovedì 8 settembre 2016

CONCORSO A CATTEDRA. ANIEF: "SIAMO ALLA TRUFFA, NON CI SONO PIU' I POSTI PER LE ASSUNZIONI"

Anief – Il tormentato concorso a cattedra del 2016 assume le sembianze della truffa. Perchè agli innumerevoli problemi che lo hanno contraddistinto, ora si aggiunge la beffa finale: mancano i posti su cui attuare le assunzioni.

pubblicato da: www.orizzontescuola.it

item-thumbnailNella lista delle disponibilità per le immissioni in ruolo da svolgere entro il prossimo 15 settembre, pubblicata oggi dal Ministero dell’Istruzione, mancano le disponibilità. Il Miur ha evidentemente dimenticato di accantonarle e di tenere conto delle assunzioni previste dal bando di concorso pubblicato il 23 febbraio scorso. È probabile che quei posti siano stati utilizzati per tamponare il caos estivo sulla nuova mobilità su ambiti territoriali. Cosa significa tutto questo? Se la stessa situazione si ripeterà nel prossimo biennio, i vincitori del concorso perderanno l’immissione in ruolo.

A titolo di esempio, ecco cosa è accaduto ai vincitori del concorso nel Lazio della disciplina d’insegnamento di Geografia nella scuola superiore di secondo grado (oggi A021, ex A039): i posti messi a bando erano 7, ma in nessuna provincia laziale (Roma, Rieti, Frosinone, Latina e Viterbo) c’è un posto disponibile. I vincitori dovranno attendere il 2017. E sperare. Ridotte al lumicino risultano, poi, le possibilità che possano essere assorbiti i docenti reputati idonei (il 10 per cento). E la stessa beffa è stata riservata a migliaia di altri docenti sparsi per la Penisola italiana.

“Questo significa – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – che molti dei vincitori di quel 25 per cento delle commissioni che hanno terminato le operazioni, tra mille polemiche e con costi per l’erario non indifferenti, rimarranno al palo. E se lo stesso avverrà nei prossimi due anni, decadranno pure come vincitori. Con il nuovo concorso, previsto nel 2019, perderanno infatti pure diritto all’immissione in ruolo, costringendo il ‘povero’ docente a recarsi al giudice del lavoro”. Continua a leggere su orizzontescuola.it

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