E così l’operazione di chirurgia estetica, e relativi costi, veniva accollata al sistema sanitario nazionale. Quindi seni rifatti, modellati con taglie che aumentano di qualche unità con la “scusa” di dover innestare protesi mammarie. Oppure il naso deviato, rifatto e sistemato per “gravi” problemi di respirazione. In altri casi seni dalle taglie forti venivano ridotti per evitare il problema del mal di schiena.
Sono alcune delle casistiche “sospette” affiorate dalle cartelle cliniche sequestrate e scandagliate dai finanzieri e dai periti della Procura che hanno già rilevato un centinaio di casi di diagnosi adattate, aggiustate, ritenute non sufficienti ad accollare l’intervento alle strutture pubbliche per la ricostruzione estetica. Perizie che al vaglio del pm Pelosi hanno portato a formulare l’ipotesi di falso, oltre che di peculato e truffa negli avvisi di garanzia consegnati agli otto medici indagati.
Pubblicato da www.ilsecoloxix.it
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