Roma, dal centro al Flaminio così fioriscono le favelas nella città dimenticata.
Dopo il caso via Panama, viaggio negli insediamenti abusivi. Anche un accampamento vicino all’ambasciata britannica
Dalle palazzine signorili di via del Pinturicchio si inciampa nei giacigli di cartone sotto gli alberi di piazza Mancini, dalla maestosità del Colosseo si passa alla baraccopoli di Colle Oppio. L’abitudine deve aver rafforzato l’indifferenza, perchè nessuno sembra accorgersi di quei feudi di miseria in cui si arrabattano a vivere disperati senza casa.
L’ambasciata del Regno Unito di Gran Bretagna è un ricordo che svanisce in fretta quando, pochi metri più in là basta scendere 15 gradini ed entrare nel sottopassaggio della vergogna. Vivono almeno trenta persone lì sotto, a giudicare dai materassi accatastati l’uno all’altro e dalla mole di sporcizia accumulata. Lungo la scalinata una finestrella ricavata nel muro dove l’occorrente per farsi di eroina è alla portata di tutti: siringhe, un cucchiaino di metallo, pezzi di limone. In superficie la situazione non migliora: dietro una recinzione, proprio accanto alle mura, dove un cartello giallo recita “Area videosorvegliata, vietato l’accesso”, un uomo si riveste, con le macchine che sfrecciano lungo viale del Policlinico, dopo aver fatto i suoi bisogni e aver sistemato la coperta dove aveva trascorso la notte.
Ecco che nel cuore del Flaminio ad accogliere turisti e residenti c’è la fontana svuotata di piazza Mancini piena di cocci di bottiglie. Bengalesi e romani lasciano nel parco con vista stadio Olimpico, cartoni ripiegati con sotto scarpe da ginnastica a indicare che quello spazio è già occupato. Ce ne sono 15. Salita la gradinata c’è chi si è potuto permettere un materasso e cuscini di gomma piuma e lì, alle 14 di ieri, all’ombra degli alberi, dormiva tranquillo.
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